Sono un paguro che era destinato a un’altra terra
Ho sentito che era più bella
Che era più aperta
Più colorata
Ho sentito che c’era il free refill di Coca Cola
E che gli abitanti sono cartoni animati
Come me
Che si canta una canzone di un musical ogni tanto
Che si parla la lingua dei film
Che si guarda il tramonto abbracciati in piazza
E ci si ricorda che ogni difficoltà
Ha una sua altezza
Ha la sua importanza
E a fine giornata si mettono in delle boccette
In uno scaffale in bella vista
Che fa ricordare quanto sono piccole
In confronto alle cose meravigliose in lista
E invece sono caduta qui
E quelle boccette sono tutte incasinate
E diventano solo un caos
Opprimente
Dove tra il tutto e il niente,
Alla fine mi butto sul letto
Vuota e inconstante
E mi chiedo a cosa serva
Qual è il punto di rottura
Perché tra tante cose belle
Debba esserci paura
E magari solo io che sono un paguro
Sento questo
Che devo andare a letto presto
senza cena
Perché non riesco a respirare
Non riesco neanche a vivere
A volermi bene
Non riesco neanche ad ascoltare una canzone
O a sedermi su una sedia in balcone
E qui nel pavimento,
Penso a dove sia partita la crepa di oggi
E che pessimo modo di passare una serata
Sia piangere su un balcone
Di una Roma decentrata
Perché non posso essere normale?
Con un lavoro normale
Con delle aspettative normali
Con delle preoccupazioni normali
Con delle passioni normali
Con dei pensieri normali
Con dei bisogni normali
E Perché,
oggi come sempre,
Come dal ‘97,
a volte essere diversi fa così schifo?
Nessun commento:
Posta un commento