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Per tanto tempo ho pensato di avere un'origine depressa, di quella depressione che genera tranquillamente e poco empaticamente un mondo poco attento alla sensibilità. In realtà sono perdutamente innamorata della vita, fieramente onnivora e con tanta voglia di imparare. Ed essere diversi a questo mondo è una grande prova di follia, e di coraggio. Ma sii te stesso, sempre, buffo, senza senso.. e va bene così. Un giorno l'accetterai. Benvenuto nell'isola dei giocattoli difettosi.

giovedì 23 maggio 2024

SRDC

 Ieri era Santa Rita Da Cascia ( anche Santa Giulia ma non è importante ai fini della storia) e oggi, 23 maggio 2024, sono 24 anni che mio nonno è morto. Cioè, che il corpo di mio nonno ha smesso di mandare segnali di vita.  L'ho raccontato milioni di volte e tu, granello di sabbia di internet che leggi il mio blog dai suoi albori, sai tutta la vicenda legata a questa giornata un pò traumatica per tutti. Mio nonno è forse il mio ricordo più nitido nei miei primi 3 anni di vita. Era dispettoso, ma mi faceva tanto ridere, a me piaceva tanto ridere. 

Era devoto a Santa Rita, e mia mamma ieri mi ha raccontato perchè; e quindi lo racconto a te, granello di sabbia di internet, che magari può essere un minimo di ispirazione. 

Mio nonno era figlio di partigiano e fornaio, poi ha fatto il bersagliere. è stato davanti ai fascisti, ha portato messaggi di pace, ha corso per le colline per avvertire i suoi compagni.  Durante la Seconda Guerra Mondiale (credo), è uscito di corsa da un palazzo in fiamme che gli è praticamente caduto addosso. Mio nonno si salvò. Passato il pericolo miracolosamente cercando nei suoi pantaloni un fazzoletto per asciugarsi la fronte lo trovò. Ma non era un fazzoletto, bensì un santino di Santa Rita. Da quel giorno in poi, mio nonno tutti i 22 maggio portava un mazzo di rose gigantesco alla chiesa di Santa Rita. 

Sembra un racconto così lontano. Un anno sono andata alla chiesa di Santa Rita e davano le rose benedette. Mi piacerebbe continuare in qualche modo la tradizione di mio nonno. 

Chissà se piaccio a mio nonno ora. Chissà quali sono state le mie scelte per le quali ha più tifato, quale sono quelle che l'hanno intristito. Chissà se sarà fiero di me, o se gli faccio venire solo i nervi. Chissà se lassù guardano le vite di noi rimasti qua tramite un televisore, di quelli con i tubi catodici, e chissà se ogni tanto si ordinano una pizza per seguire come proseguono le storie.  Come quando avevo tre anni, anche adesso, credo e spero, che il cielo sia un bel posto dove stare. 

Però mi soffermo su quella parola che apre all'immaginazione: chissà. Chissà tante cose. E chissà niente. Accettare la mancanza è imparare a gestire l'assenza, e ad accettare i chissà. I chissà dei quello che sarebbe stato, ma che necessariamente non può essere nel mondo in cui ci aspettiamo.

Io lo so nonno che tu ci sei. E forse quando parlo con l'universo, forse sei proprio tu l'interlocutore. Non so se ti ricordi, ma quando sei qui nel caos è complicato ricordarsi che c'è qualcuno che può darti una mano. Cerco però di ricordarmelo più frequentemente. Lo faccio anche ora guardando il cielo dalla mia scrivania.

Non importa gli anni che passano. 

Non sei solo una foto che perde il suo colore. Sei parte di me e lo sarai sempre.

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